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Enrico Bartolini, quattro stelle Michelin

È toscano – di Pescia, luogo fertile per l’alta cucina: nel 1934 vi è nato pure Aimo Moroni – ma anche un po’ svizzero nell’animo, Enrico Bartolini: classe 1979, rigoroso, austero, riflessivo, preciso, gran organizzatore, flemmatico, con un’ironia sottile e pacata, è balzato alle cronache come “il cuoco quattro stelle”, avendone meritate nel novembre 2016 un paio nel suo ristorante omonimo al quarto piano del Mudec di Milano, e una ciascuno negli altri due indirizzi che segue da vicino, il Casual a Bergamo e la Trattoria all’interno dell’Andana, resort a Castiglione della Pescaia.

Un pokerissimo che la dice lunga sulla capacità organizzativa, non solo sulla maestria ai fornelli dello chef, capace di crearsi velocemente un piccolo impero se si calcolano anche il Glam di Venezia, il bistrot sempre al Mudec – tutti sotto la sua ala dal 2016, come anche i primi tre – e le collaborazioni con Skelmore di Dubai e Abu Dhabi e con Dining Concepts di Hong Kong.

Nemmeno quarantenne, può vantare già alcuni piatti divenuti classici in un’ideale enciclopedia della miglior tavola tricolore. Talento precoce, non viene da una famiglia di ristoratori, ma sviluppa presto una forte passione per il cibo che lo porta a perfezionarsi all’estero al cospetto di maestri come Paolo Petrini a Parigi e Mark Page a Londra; è in Italia però che porta a termine il suo percorso formativo sotto la guida di Massimiliano Alajmo, un triennio tra la Montecchia di Selvazzano e le Calandre di Rubano.

Nel 2005 prende in gestione Le Robinie in Oltrepò Pavese, dove attira la curiosità dei maggiori critici gastronomici: qui nel 2008, a 29 anni, conquista la prima stella Michelin. L’anno dopo passa al Devero Ristorante nell’omonimo hotel di Cavenago Brianza; gli bastano due stagioni per ottenere la seconda stella. Nell’aprile del 2016, appunto, il trasferimento della propria insegna principale a Milano. In attesa di altre conquiste.